venerdì 27 novembre 2020

SOCIOLOGIA: domande p. 317,319,321

 317

  • Ad oggi i paesi occidentali sono definiti società post industriali, in quanto in essi il processo di industrializzazione è giunto al termine e si sta avviando la terziarizzazione dunque la formazione di profili professionali multiformi, che ha portato nella maggior parte dei casi ad un tenore di vita più elevato rispetto al passato.
  • La terziarizzazione dell’economia ha fatto sì che in virtù delle continue innovazioni tecnologiche, il settore primario e quello secondario abbiano raggiunto un livello produttivo elevato e una conseguente riduzione del numero del personale in quanto per fabbricare la stessa quantità di prodotti occorre un numero minore di operai.
  • La flessibilizzazione del lavoro si è rivelata utile per le imprese che hanno potuto ridurre le loro spese ma è sicuramente risultata negativa per i lavoratori, i quali si trovano di fronte esperienze di lavoro precarie: hanno contratti a termine che comportano mancanza di sicurezza e spesso contratti part-time indesiderati.
  • La sharing economy è un’economia collaborativa e della condivisione: prevede l’utilizzo di mezzi di trasporto tradizionalmente privati (automobile, bicicletta) in condivisione con altre persone. La tecnologia digitale è il supporto di queste nuove pratiche sociali, infatti in molti casi sono proprio siti Internet o applicazioni a permettere alle persone di mettersi in contatto per praticarle. 

319

  • La crisi dei ruoli tradizionali prevede il venir meno della rigida distinzione dei compiti secondo il genere, tipica della società industriale. Questo comporta una minore rigidità nella determinazione dei ruoli in funzione del genere e dunque una maggiore omogeneità nei comportamenti sia maschili che femminili. Questo comporta una maggiore condivisione familiare delle scelte e delle responsabilità di ognuno: ogni decisione viene vagliata attraverso discussioni nelle quali ognuno dà il suo contributo personale non in funzione del suo ruolo, ma semplicemente in quanto membro della famiglia.
  • Le questioni di genere si sono evolute soprattutto grazie all’emergere della questione della parità fra uomini e donne negli anni 70 del ‘900 che ha avuto forti ripercussioni in ambito sociale, portando ad effettivi cambiamenti nella considerazione dei compiti sia maschili che femminili. 
  • Gli studi sulla condizione maschile hanno evidenziato come gli uomini abbiano spesso tralasciato la loro parte emotiva, rinforzando il loro aspetto razionale per raggiungere più alti livelli di efficienza lavorativa. Si riteneva infatti, sulla base dei vari cliché proposti dalla società industriale, come l’abilità di tessere relazioni fosse tipicamente femminile.

321

  • Il consumo è il motore stesso dell’economia: le industrie producono infatti beni che devono essere venduti e consumati, così che ci sia bisogno di produrne altri, tenendo così in movimento la catena del mercato. Il consumo è perciò una delle principali attività economiche e sociali che hanno contribuito a forgiare la società moderna.
  • Con il termine consumismo si intende la tendenza a comprare molte più cose di quelle che sono effettivamente necessarie. Questo porta all’accumulo di oggetti che vengono poi scartati per comprarne altri in tempi sempre più brevi.
  • Ad oggi il consumismo interessa soprattutto prodotti intangibili, quindi non materiali, si pensi a vacanze, spettacoli, attività di intrattenimento o servizi. Ma anche i prodotti materiali sono ricercati spesso per le loro caratteristiche intangibili e non per il loro uso funzionale: questo è evidente soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento, molto spesso gli abiti sono cercati in base al brand, che è appunto l’identità intangibile del bene. 
  • Anche le caratteristiche tipiche della post modernità si legano strettamente al consumo: I consumatori, con le loro scelte d’acquisto si espongono alla società utilizzando i prodotti acquistati come strumenti di comunicazione; Gli acquisti di ognuno determinano la propria identità in armonia con un determinato gruppo sociale del quale si vuole dimostrare l’appartenenza; La smisurata offerta di prodotti diversificati tra loro, favorisce la formazione di identità mutevoli, alimentando un senso di incertezza che spinge all’intensificazione dei consumi stessi. 

giovedì 26 novembre 2020

PEDAGOGIA: pag.300

 


Goethe e Froebel sottolineano l’affinità tra l’essere umano e il mondo naturale: l’uomo si colloca all’interno dell’ambiente trovando in esso il suo spazio perfetto e stabilendo con esso una forte sintonia. 

In tal senso l’intero brano si basa su quella che è una metafora tra una serra e la vita. Inizialmente le piante vengono preparate dal giardiniere, il quale agisce come l’educatore, vengono curate lentamente e con fatica e una volta cresciute vengono esposte all’azione esterna della natura. Questo lavoro è lo stesso che viene compiuto da ogni insegnante ed educatore nei confronti dei suoi alunni: ognuno di loro viene cresciuto, con l’intento di formare un individuo dotato di propri principi e valori e con l’idea di fa fuoriuscire le caratteristiche principali che ne compongono la personalità. Questa fase del processo educativo è fondamentale affinché il soggetto possa realizzarsi oltre che professionalmente anche a livello sociale, come essere umano. Allo stesso modo la pianta necessità di cure particolari per crescere al meglio. 

La pianta inoltre “assomiglia alle persone ostinate”, dalle quali si può ottenere tutto purchè si prendano per il verso giusto: ogni allievo infatti è, come ogni pianta, diverso dagli altri e necessita dunque di cure particolari che siano create per lui, sulla base della sua personalità, del suo carattere e delle sue inclinazioni, alternate a modalità di confronto gentili e rispettose, solo in questo modo è possibile ottenere tutto da una persona, anche se quest’ultima dovesse risultare ostile. Altrettanto accade infatti con una pianta restia a crescere e svilupparsi: con cure consone e personalizzate, anche la sua crescita sarà garantita. 

PEDAGOGIA: pag. 294

 294 

  1. La strada può essere definita il “grande sogno dell’inventiva infantile” in quanto in questo luogo i bambini mescolando la propria vita a quella di persone più grandi non ammesse nella famiglia, condividendo attività, modi di essere, abbigliamento, ritmi, valori propri di soggetti altri, socializzano in maniera diversa rispetto a quanto viene proposto canonicamente dal sociale.
  2. Il bambino nella strada può mettersi in gioco a 360° imparando attraverso dispositivi differenti da quelli canonici, la strada gli offre infatti non soltanto giochi ma anche apprendimenti sociali e regole. 

PEDAGOGIA: domande pag.295-298-302

 295 

  • Le motivazioni alla base del nuovo sentimento dell’infanzia sono diverse: innanzitutto viene rivalutata come un’età in cui il soggetto è in grado di vedere il mondo ingenuamente, da crescere attraverso la dimensione affettiva e da correggere in modo non severo. Inoltre fu particolarmente rilevante l’interesse del mondo della medicina relativamente a nuove pratiche educative e alla maggiore attenzione alla crescita fisica e alle condizioni igieniche.
  • La situazione dei ceti popolari all’inizio del XIX secolo era al limite della sopravvivenza: i bambini erano vittime di fenomeni quali l’accattonaggio e il vagabondaggio poiché spesso venivano abbandonati da piccoli a causa dell’estrema povertà delle famiglie. Inoltre spesso toccava i figli più grandi accudire i fratelli più piccoli in quanto con la prima industria comparve il fenomeno del lavoro femminile extra casalingo.
  • Con la nascita della città industriale si verificò il fenomeno del lavoro femminile extra casalingo, per il quale toccava ai figli più grandi accudire i fratelli più piccoli. Inoltre molto spesso i bambini venivano inseriti nelle fabbriche, diventando vittime dello sfruttamento economico.

298 

  • Robert Owen era un industriale filantropo, il quale aprì una classe per i più piccoli nella sua manifattura in Scozia, nella quale insegnava i rudimenti del sapere, storia naturale e geografia, inserendo nel programma anche marce, danze e canti.
  • A Parigi si registrarono le iniziative di madame de pastoret e di vari altri baroni tra cui Jean-Marie Denys Cochin, autore di un importante testo di pedagogia infantile. Essi si spesero per la realizzazione di attività più adatte all’infanzia tra cui marce, esercizi ginnici e lavori manuali.
  • Aporti si preoccupò soprattutto della formazione precoce dei bambini più piccoli, suggerendo di creare un’anticipazione della scuola elementare destinata ai bambini tra i due e i sei anni, mirando al loro sviluppo intellettuale, morale e fisico. Egli poneva inoltre particolare attenzione sull’impiego appropriato della lingua oltre che sulla pulizia e la cura del corpo e dell’alimentazione degli alunni.
  • Il successo dell’aportismo fu dovuto soprattutto al fatto che un’apposita istituzione educativa per l’infanzia risultava a quel tempo fortemente innovativa.

302 

  • Secondo Froebel l’educazione è la conoscenza della natura ed è dunque strettamente collegata ad essa: egli basò la sua proposta di educazione infantile nei termini di un “giardino”; egli sosteneva come i bambini crescano come giovani piante a cui è necessario dedicare del tempo così che possano svilupparsi al meglio.
  • Froebel si ispirò all’educazione naturale di Rousseau elaborando una metafora di genere naturalistico relativamente alla sua proposta di educazione infantile nei termini di un giardino. Il bambino è dunque visto come una pianta che va cresciuta nella consapevolezza del suo sviluppo singolo. L’ispirazione che trasse invece da Pestalozzi, deriva dal suo periodo vissuto come assistente di quest’ultimo, che lo influenzò anche nella scrittura del suo saggio “Progetto di un piano per fondare e realizzare un giardino d’infanzia”, in cui forniva indicazioni pratiche oltre per l’educazione oltre ad esaltare l’opera educativa della donna e l’amore per i bambini.
  • Froebel concepiva il gioco come il baricentro dell’educazione infantile. Su questa base sviluppò l’idea degli “doni” ossia giocattoli dotati di potere simbolico che facevano intuire al bambino le leggi che regolavano il mondo. I doni erano pensati secondo una logica sequenziale: il primo era una palla elastica, il secondo una sfera e un cubo di legno, il terzo era un cubo diviso in otto piccoli cubi e il quarto era un cubo distribuito in tavolette di lunghezza diversa e via dicendo con altri oggetti. Tramite questi giocattoli il bambino era in grado di “vedere dentro” degli oggetti, manipolando gli stessi.
  • Il progetto educativo di Froebel ebbe inizialmente una scarsa fortuna in quanto appariva troppo innovativo se non addirittura rivoluzionario.

mercoledì 18 novembre 2020

SOCIOLOGIA: domande pag.314

 314

  • Le caratteristiche fondamentali della post modernità sono quattro: 

La centralità del sistema di informazione e comunicazione: lo sviluppo di informatica e tecnologie dell’informazione e ha fatto sì che la produzione di dati e la diffusione di informazioni acquisissero importanza negli ultimi decenni.

La globalizzazione e la frammentazione: da un lato in tutto il mondo prevalgono stili di vita e consumo simili, veicolati dai media, dall’altro emergono invece aree geografiche in cui si verificano fenomeni di attaccamento a culture differenti.

L’accettazione delle diversità: la cultura post-moderna si presenta con un insieme di valori e significati molto più contraddittori e frammentati ed è dunque più tollerante verso le diversità.

Il clima di incertezza: il panorama culturale della società post-moderna rende ogni scelta facilmente revocabile e dunque non definitiva.


  • Attorno al termine “postmoderno” si è sviluppato un dibattito sociologico riguardo la possibilità di etichettare come “nuova” l’attuale fase storica: a tal proposito si sono sviluppate due posizioni, la prima contraria e la seconda favorevole all’utilizzo del termine. Molti rifiutano il termine post moderno poiché sembra una dichiarazione di fallimento della modernità e propongono invece di parlare di “tarda modernità”. Altri invece sostengono che con tale termine si vada a descrivere in maniera completa la cultura contemporanea, sottolineandone la frammentazione, la molteplicità di riferimenti contraddittori e il dissolvimento di valori un tempo ritenuti universali.
  • Lyotard sostiene che l’epoca post moderna sia caratterizzata dalla fine delle grandi narrazioni in quanto i grandiosi racconti universali come i poemi omerici, la Bibbia, la filosofia di Karl Marx non abbiano più presa sulle persone: gli uomini non cercano più la ragione di ciò che accade in essi, nè vi si rivolgono per capire come agire.

SOCIOLOGIA: domande da 296 a 308

 299

  • La razionalizzazione del lavoro implica il coordinamento degli sforzi in quanto ogni prodotto che acquistiamo è il risultato dell’azione coordinata di molte persone, le quali sommano le loro diverse competenze così da rendere disponibile il consumo di un certo oggetto.
  • Con la semplificazione e la standardizzazione del lavoro, il lavoro viene scomposto in operazioni più facili ed elementari dunque i lavoratori diventano semplici esecutori materiali dei compiti che vengono loro attribuiti e un operaio è pertanto sostituibile con un altro.
  • Con l’introduzione della manifattura cambiano le modalità di produzione e di organizzazione del lavoro, infatti quest’ultimo diventa più organizzato e rigido, scomposto in operazioni elementari che richiedono meno impegno e minori capacità di esecuzione.

301

  • Secondo Marx l’aumento della produttività andava a vantaggio solo dell’imprenditore. La divisione del lavoro infatti era fonte di disuguaglianza sociale perché contrapponeva la classe degli imprenditori a quella dei proletari, i quali erano costretti ad accettare salari sempre più bassi e mansioni manuali ripetitive. Inoltre con la razionalizzazione aumenta l’impiego di personale poco qualificato portando così ad un impoverimento professionale.
  • Con il termine “alienazione” Marx intende il processo tramite cui l’operaio è espropriato del senso complessivo del proprio lavoro in quanto la sua attività lavorativa consiste solo nell’esecuzione di compiti meccanici. L’alienazione è un problema sociale non limitato all’organizzazione del lavoro industriale: corrisponde infatti ad una condizione di isolamento dell’individuo rispetto alle sue azioni, non solo lavorative.
  • L’automazione si è inserita soprattutto nel settore industriale portando alla nascita di nuove professioni, come per esempio gli analisti dei sistemi, gli esperti di programmazione, gli specialisti diretti per il trattamento dei dati ecc..., portando parallelamente ad un aumento della disoccupazione a causa della diminuzione dei posti di lavoro.

303

  • Il processo di industrializzazione ha avuto un fortissimo impatto anche sulla struttura e sull’organizzazione familiare, infatti, se prima la famiglia appariva dal punto di vista economico come un soggetto unitario, con l’industrializzazione e questo cambia: il soggetto singolo diventa protagonista dell’attività economica.
  • L’individualizzazione dei ruoli familiari fa sì che la famiglia non sia più vista come un soggetto unico ma come somma delle attività dei suoi membri. Ognuno diventa portatore di responsabilità familiari che portano alla distinzione dei compiti, dei ruoli e degli spazi tra i membri.
  • Oggi il matrimonio viene percepito come una scelta individuale e responsabile ed è considerato come un rito che sancisce il passaggio dalla gioventù all’età adulta.

306 

  • All’inizio del XX secolo le professioni che si ritenevano più adatte per le donne erano, per quanto riguarda la fabbrica, i lavori impiegatizie, quindi banche, assicurazioni e uffici pubblici. Inoltre nascono nuove figure professionali tipicamente femminili ossia infermiere, insegnanti, assistenti sociali.
  • La teoria del doppio salario era sostenuta dal presupposto che gli uomini dovessero essere retribuiti anche per mantenere la famiglia, mentre le donne andassero retribuite solo in funzione della loro sopravvivenza personale.
  • La situazione attuale delle donne nel mondo del lavoro è sicuramente molto cambiata, oggi il numero delle donne lavoratrici è molto alto: la maggior parte della popolazione femminile lavora oltre ad essere madre. Nonostante ciò la maternità continua a rappresentare un ostacolo al lavoro e sono tuttora presenti differenze fra salari maschili e femminili.

308

  • Per continuare a esistere all’interno della società il sacro si è istituzionalizzato nel tempo, si è dunque strutturato assumendo modelli di comportamento a cui i soggetti si uniformano.
  • Gli elementi visibili del sacro istituzionalizzato sono la fede, la dottrina e il rito. La fede è un’adesione a un essere soprannaturale, la dottrina è la declinazione della fede stessa, ossia una descrizione dei caratteri della divinità oltre ad una coerente visione del mondo per conformarsi ad essa, infine il rito è il complesso di norme che regolano lo svolgimento dell’azione sacrale.
  • La secolarizzazione, ossia il processo che porta all’istituzionalizzazione del sacro avviene a due livelli diversi tra loro: da un lato è un processo che riguarda le istituzioni sociali e la vita collettiva, dall’altro riguarda invece le scelte e le azioni individuali. Innanzitutto lo Stato diventa un’istituzione laica che non privilegia alcuna credenza ne alcuna confessione essendo dunque aconfessionale; dal punto di vista personale invece la secolarizzazione viene intesa come la diminuzione dell’incidenza della fede nelle scelte degli individui.
  • Il sacro si è riaffermato nel mondo contemporaneo grazie alla possibilità che gli individui hanno di scegliere tra credere in qualcosa e credere in qualcos’altro: l’individuo può dunque orientarsi tra opzioni e alternative differenti, scegliendo quella che gli sembra più adatta alla sua personalità. Assistiamo dunque alla convivenza di una pluralità di forme del sacro: nessuna è quella giusta e nessuna pretende di indicare la verità. 

domenica 8 novembre 2020

SOCIOLOGIA: verifica a pag. 309-310

 1 

  1. Secondo Marx la razionalizzazione del lavoro dequalifica i proletari perché rendere loro mansioni sempre più semplice parcellizzate. 
  2. Dopo l’industrializzazione, il soggetto dell’attività economica diventa il singolo individuo.
  3. Nella seconda metà del novecento comincia una flessione della crescita dei matrimoni in favore della convivenza.
  4. La “teoria del doppio salario” consiste nel dare all’uomo un doppio salario, per consentirgli di mantenere la famiglia senza ricorrere al lavoro della moglie.
  5. Negli ultimi anni si assiste a una graduale rinascita del sacro, in sfere di vita diverse da quelli in cui era egemone nel passato.

Economia informale: insieme di attività legate alla trasformazione di beni acquistati per il consumo, al mantenimento dei beni posseduti ai servizi di cura i minori, i malati e gli anziani. 

Secolarizzazione: processo di cambiamento del ruolo del sacro in relazione alle diverse sfere di vita dell’uomo.

New age: gruppo religioso nato negli USA da una sintesi di occultismo, dottrine esoteriche, astrologia e religioni arcaiche. Propongono uno stile di vita alternativo rispetto a quello più diffuso, che spesso si attinge a esperienze connesse con la magia e l’ultraterreno. 

Società moderna—> famiglia nucleare

Uomo: Vita perlopiù esterna all’ambiente domestico-lavoro

Donna: Economia informale-trasformazione dei prodotti acquistati-mantenimento dei beni posseduti-servizi di cura i minori, anziani, malati

E Una soluzione quantomeno parziale delle problematiche legate all’alienazione sul lavoro si è avuta a partire dalla nascita dei robot, una nuova generazione di macchine automatiche.

A I robot permettono di automatizzare lavori sempre più complessi: tutti i compiti ripetitivi e meramente esecutivi, simboli del lavoro alienato, vengono ora affidati alle macchine.

C L’automazione non riguarda però solo la fabbrica. Essa si è estesa, grazie ai computer a Internet, in tutti i settori: vantaggi come il trattamento automatico dei dati, il trasferimento in tempo reale delle notizie e il controllo continuo degli stadi della produzione sono oggi servizi disponibili  alla maggior parte delle persone.

B la diffusione dell’automazione ha provocato però una netta diminuzione dei posti di lavoro. Il problema dell’alienazione passa così in secondo piano rispetto a quello della disoccupazione. 

D il lavoratore ormai si occupa prevalentemente di mansioni di tipo “intellettuale”, legate al controllo del corretto funzionamento del sistema: il suo intervento, di conseguenza, si rende necessario soltanto in caso di guasto dei macchinari. 

SOCIOLOGIA: la secolarizzazione


 Con l’avvento della società moderna è cambiato il rapporto tra l’essere umano e il sacro. Il sacro è da sempre una dimensione centrale dell’esistenza umana, infatti fin dalla preistoria l’essere umano ha provato nei confronti della natura un sentimento di inquietudine esistenziale che lo ha portato a formulare idee di giustizia, peccato, provvidenza e misericordia. Il sacro per continuare ad esistere si istituzionalizza nel tempo, quindi si struttura, assumendo modelli di comportamento a cui i soggetti si uniformano. Gli elementi visibili del sacro istituzionalizzato sono la fede, la dottrina e il rito. La fede è un’adesione a un essere soprannaturale che produce dunque un rapporto tra umano e divino, regolato dalla dottrina, ossia dalla descrizione dei caratteri della divinità oltre che da una coerente visione del mondo che si conforma alla divinità stessa, producendo dunque un’etica. Infine il rito è quel complesso di norme che regolano lo svolgimento dell’azione sacrale. 

Il sacro si istituzionalizza anche attraverso le organizzazioni sociali dedite alla gestione della religione e  del rito, che vanno a formare la Chiesa. 

Nella società moderna la religione è meno capace di influire sulla vita sociale, questo per via del processo di secolarizzazione, che prevede un graduale cambiamento della percezione del sacro relativamente alle altre sfere della vita. La secolarizzazione riguarda le istituzioni sociali e la vita collettiva, oltre alle scelte e le azioni individuali. Lo Stato moderno è aconfessionale, poiché non privilegia alcuna credenza ne alcuna confessione rispetto alle altre. La secolarizzazione non prevede quindi una totale espulsione del sacro della sfera della vita umana, bensì un cambiamento del sacro che prevede una diminuzione dell’incidenza della fede nelle scelte degli individui oltre ad un fenomeno di rinascita del sacro in forme nuove. 

Il filosofo canadese Charles Taylor si è occupato del tema della secolarizzazione e della comprensione del sacro, sostenendo come questa necessiti di un approccio innovativo che abbia come punto centrale l’individualizzazione. L’alternativa nella società moderna e individualizzata è dunque quella tra il credere in qualcosa e il credere in qualcos’altro: l’individuo si orienta tra opzioni diverse. All’interno di un ambiente secolarizzato assistiamo dunque alla convivenza di una pluralità di forme del sacro che produce una moltiplicazione delle forme di religiosità. 

SOCIOLOGIA: la famiglia e l’industrializzazione


 Il processo di industrializzazione ebbe un fortissimo impatto anche sulla struttura e sull’organizzazione familiare. Se prima la famiglia appariva dal punto di vista economico come un soggetto unitario, con l’industrializzazione questo cambia: il singolo individuo diviene protagonista attivo dell’attività economica. A lavorare nelle fabbriche erano soprattutto gli uomini adulti e i giovani mentre i vecchi, i bambini e le donne si dedicavano alle questioni domestiche. Vi è dunque una distinzione dei compiti, dei ruoli e degli spazi tra uomini e donne. Gli uomini tendevano infatti a trascorrere sempre più tempo fuori dall’ambiente domestico, lavorando nelle fabbriche e pesava dunque su di loro la dipendenza economica dell’intera famiglia. Le donne invece si dedicavano all’economia informale, quindi a tutto l’insieme di attività relative alla cura dei minori e al mantenimento dell’ambiente domestico. A ciò corrisponde il diffondersi della famiglia nucleare: il matrimonio viene percepito sempre di più come una scelta individuale e responsabile. A partire dagli anni 60 del XX secolo vi è un rallentamento di crescita dei matrimoni a favore di altre modalità di convivenza che permettevano una maggiore autonomia tra i partner. Parallelamente si diffuse anche il fenomeno delle separazioni e dei divorzi e nel corso del ‘900 si verificò anche una crescita per quanto riguarda la presenza femminile nelle fabbriche. Questo era reso possibile dall’introduzione del lavoro a catena e dei lavori impiegatizi (banche, assicurazioni, uffici pubblici). Nacquero inoltre nuove figure professionali ricoperte tipicamente da donne come quella dell’infermiera, l’insegnante o l’assistente sociale, proprio per quelle caratteristiche che stereotipano le donne come più affini alle occupazioni assistenziali ed educative. Dopo la seconda guerra mondiale in tutta Europa cresce quindi il numero delle donne sposate e lavoratrici pur rimanendo altamente discriminato da fattori come la maternità o la differenza fra salari maschili e femminili.

Quest’ultima era presente sin dall’inizio del ‘900 e secondo la teoria del doppio salario, secondo cui gli uomini dovevano essere retribuiti anche per mantenere la famiglia mentre le donne venivano retribuite solo in funzione della loro sopravvivenza personale.

SOCIOLOGIA: il lavoro e la razionalizzazione


 L’esistenza delle persone nella nostra società si basa sul lavoro: l’attività lavorativa svolge un ruolo di primo piano nella vita personale e in quella collettiva. Negli ultimi due secoli il lavoro è stato al centro di un imponente processo di razionalizzazione, un aspetto che potrebbe essere definito utilizzando diverse accezioni del termine: innanzitutto per definire la razionalizzazione potremmo parlare di coordinamento degli sforzi. Ogni prodotto che acquistiamo infatti è il risultato dell’azione coordinata di molte persone, le quali sommano le loro diverse competenze al fine di rendere disponibile al consumo un determinato prodotto. Inizialmente due o più persone collaboravano nello stesso modo alla medesima operazione, mentre oggi in quella che definiamo la società moderna, i soggetti non solo si occupano di cose diverse ma svolgono i loro compiti in maniera da cooperare tra loro.

Razionalizzazione del lavoro è poi semplificazione di esso stesso: durante i secoli XVIII e XIX il lavoro è andato ad inserirsi all’interno di una struttura organizzativa più rigida ed è dunque è stato scomposto in operazioni più facili ed elementari. 

Razionalizzazione è infine sinonimo di standardizzazione e organizzazione, consistenti nello far svolgere il medesimo compito a tutti, rendendo dunque ciascun operaio facilmente sostituibile da un altro e nel coordinare le attività degli operai con il funzionamento dei macchinari. L’organizzazione del lavoro fu inizialmente realizzata ad opera di Frederick Taylor e Henry Ford, inventori della catena di montaggio. I due divisero i lavoratori del settore industriale in operai generici e “uomini di valore”. L’uomo di valore era colui che riusciva a integrarsi bene nelle circostanze entro cui il lavoro stesso si svolgeva, sottostando alle regole imposte da esso stesso. I lavoratori erano quindi semplici esecutori materiali dei compiti che venivano loro attribuiti. 

Il processo di razionalizzazione del lavoro ha influito positivamente sulla società occidentale, permettendo il raggiungimento di un più alto grado di benessere oltre che la possibilità per tutti di condurre un’esistenza più stabile, con stipendio fisso, tempo libero e possibilità di accedere ai beni di consumo. Al tempo stesso ha però sollevato diversi aspetti problematici, analizzati in modo particolare da Karl Marx. Innanzitutto secondo Marx l’aumento della produttività andava a vantaggio unicamente dell’imprenditore e non della collettività; inoltre la divisione del lavoro, diveniva fonte di disuguaglianza sociale, infatti contrapponeva la classe degli imprenditori a quella dei proletari, i quali erano costretti ad accettare salari sempre più bassi e mansioni manuali ripetitive e meccaniche. La razionalizzazione richiedeva inoltre l’impiego di personale poco qualificato, andando così a contribuire ad un impoverimento professionale: gli individui venivano infatti considerati parti di una macchina.

Da quest’ultima constatazione di Marx nasce il concetto di alienazione: con tale termine si intende la condizione di estraneazione che l’operaio del settore industriale prova nei confronti del prodotto del proprio lavoro. L’operaio infatti, essendo responsabile unicamente di una parte del prodotto finale, è privato del senso complessivo del suo lavoro. Nel corso del XX secolo si è cercato di porre una soluzione a questo problema, con l’invenzione di macchine automatiche come i robot. Alle macchine vengono affidati tutti i compiti ripetitivi, lasciando al lavoratore le mansioni più intellettuali ed importanti. L’automazione ha dunque portato alla nascita di nuove professioni tra cui analisti dei sistemi, esperti di programmazione e specialisti del trattamento dei dati, d’altra parte però ha contribuito ad un forte aumento della disoccupazione.

venerdì 6 novembre 2020

PEDAGOGIA: domande pag. 282-286-288-290

 282

  • Con l’espressione modernità venivano indicate tutte quelle consuetudini che si ponevano in alternativa a quelle tipiche della tradizione della fede religiosa e dei ritmi di vita della società rurale e che corrispondevano a nuovi valori, come quelli proposti dalla civiltà industriale, ossia la fiducia nel progresso, il principio della libera concorrenza, la visione laica dell’esistenza, il valore della razionalità.
  • Coloro che criticavano l’idea di modernità, temevano che il mancato riconoscimento dei valori tradizionali, combinato ai cambiamenti in corso, avrebbe potuto ridurre il progresso a semplice utilitarismo economico. 
  • Il ruolo della scuola in relazione alla formazione di una nuova società è centrale: l’apertura di nuove scuole permetteva infatti di combattere l’analfabetismo e la pedagogia veniva dunque vista come il sapere in grado di orientare l’educazione.

286

  • Herbart riprende i valori kantiani nel momento in cui parla della filosofia morale: sostenendo infatti che il fine dell’educazione è la moralità personale e che quest’ultima consiste nella formazione del carattere e nel conseguimento della virtù, egli si appoggia alla filosofia base del filosofo stesso.
  • Le fasi del metodo educativo herbartiano sono dati dalle tre condizioni operative: il governo, la disciplina e l’istruzione. Il primo permette la formazione di un ambiente ben organizzato, la seconda è data dall’impiego di premi e castighi e la terza corrisponde all’esercizio intellettuale dato dalle prescrizioni didattiche destinate agli insegnanti.
  • La disciplina e la formazione del carattere rappresentano la primaria condizione dell’ordine sociale e promuovono l’abitudine ad usare con profitto il proprio intelletto.
  • Il maestro deve procedere sulla base di una serie di prescrizioni didattiche: la chiarezza, l’associazione, l’ordine sistematico e il metodo. L’insegnante deve innanzitutto rendere chiare le idee all’allievo così da favorirne l’ordine delle rappresentazioni mentali; deve poi adattare il programma all’età del fanciullo e programmare ogni lezione facendo esercitare l’allievo mettendo in relazione le conoscenze da lui acquisite, producendo così il metodo. 

288

  • Il mutuo insegnamento consiste nell’avvalersi degli allievi già alfabetizzati per aiutare i principianti.
  • Lancaster trasse l’ispirazione per la formazione del proprio metodo didattico a partire dalla volontà di creare una scuola gratuita per i ragazzi poveri.
  • Questa metodologia didattica fu soggetta a diverse critiche soprattutto per la debolezza della pedagogia che andava sorreggerla, essa veniva infatti accusata di produrre un sapere semplice e di base mnemonica, adatto unicamente a persone appartenenti a condizioni sociali umili.
  • Alle esperienze di mutuo insegnamento dobbiamo gran parte dell’insegnamento contemporaneo di lettura, scrittura e calcolo, i quali infatti non vennero più articolati in modo sequenziale, oltre all’uso di materiali e sussidi visivi (cartelloni) e la scolarizzazione femminile accanto a quella maschile.

290

  • Il punto di partenza della riflessione di Gabelli sulla scuola elementare parte dal quesito che gli si pone circa l’inutilità dell’apprendimento mnemonico.
  • A differenziare il metodo herbartiano da quello gabelliano è la visione dell’allievo: se nel primo caso egli è infatti un personaggio senza volto e ad essere centrale nell’agire educativo è il maestro, secondo Gabelli il fanciullo è invece protagonista attivo e consapevole del processo educativo.

PEDAGOGIA: Aristide Gabelli


 A porsi nel mezzo tra il metodo di insegnamento herbartiano e quello delle scuole mutue, vi fu il metodo predisposto da Aristide Gabelli, esplicato all’interno del suo libro il metodo di insegnamento nelle scuole elementari in Italia, pubblicato nel 1880. Gabelli proponeva un’approfondita riflessione sulla natura della scuola elementare, sulle sue finalità e sui compiti dell’insegnante. Secondo lui l’efficacia della scuola risultava essere direttamente proporzionata alla capacità dei maestri di essere aderenti alle esperienze infantili. Egli auspicava all’utilizzo di un metodo intuitivo, considerando quest’ultimo più importante dei contenuti stessi: il suo intento era infatti quello di produrre individui in grado di pensare con la propria testa. Tutte le occasioni offerte dall’esperienza degli stessi allievi risultavano efficaci per far acquisire loro nuove conoscenze e abilità. Gabelli puntava dunque alla realizzazione di una sensibilità pedagogica più attenta alle dinamiche infantili, in grado di formare un fanciullo che fosse protagonista attivo e consapevole.

PEDAGOGIA: il mutuo insegnamento


 Parallelamente alle teorie proposte da Herbart, si diffuse rapidamente in Europa un altro metodo, del “mutuo insegnamento“, il quale si deve a due educatori inglesi Andrew Bell e Joseph Lancaster, i quali ebbero entrambi, pur lavorando individualmente, la stessa intuizione, ossia quella di avvalersi degli allievi già alfabetizzati per aiutare i principianti. Sia Bell che Lancaster si trovarono infatti ad avere a che fare con una scolaresca molto numerosa e, non disponendo di un numero sufficiente di docenti, ebbero entrambi l’idea di adottare la pratica di insegnamento di origine indù, che prevedeva che l’istruzione dei ragazzi più piccoli, o dotati di minori conoscenze, venisse impartita dai ragazzi più anziani e più preparati. 

All’interno delle scuole mutue l’insegnamento era limitato a conoscenze di base, come lettura, scrittura e calcolo mentre per le ragazze venivano impartite anche lezioni di cucito. L’insegnamento avveniva all’interno di un unico locale, in cui i ragazzi erano radunati in piccoli gruppi guidati da un proprio assistente, ognuno in base al proprio livello. All’interno della stanza si trovavano inoltre grandi cartelloni che presentavano lettere dell’alfabeto e operazioni aritmetiche di base. Quello delle scuole mutue si verificò un sistema efficace per abbattere il diffuso analfabetismo e migliorare le condizioni di vita dei ceti popolari, senza un ampio dispendio economico. Nonostante ciò contribuiva a produrre un sapere semplice e a base mnemonica, adatto a persone destinate a condizioni umili e non aveva nulla a che fare con la completezza proposta dal metodo herbartiano. 

PEDAGOGIA: Herbart e la questione del metodo


 Durante il XIX secolo si verificò l’affermazione della società alfabeta, uno dei più importanti cambiamenti della vita sociale europea, che rientra nella definizione di società borghese. Si trattava di un fenomeno che puntava a dare vita ad una società basata su valori interamente deposti nelle mani degli uomini e in cui, a trovarsi coinvolto all’interno della realizzazione di questa nuova società, fu il mondo dell’educazione.  Il modello di vita borghese venne infatti applicato anche ai ceti sociali più poveri, in modo da raggiungere, tramite una paziente azione pedagogica, una maggiore estensione a più livelli, nella scuola e tra gli adulti. L’intero XIX secolo fu dunque accompagnato da una forte fiducia nell’educazione e nella scuola.

Il primo pedagogista moderno fu Johann Friedrich Herbart, il quale concepiva la pedagogia come un sapere Dotato di una propria specificità, che faceva riferimento in parte alla filosofia morale e in parte la psicologia. Herbart considerava la conoscenza umana come un processo in grado di regolare il continuo flusso di rappresentazioni che giungono alla coscienza, le quali, associandosi, compongono il quadro generale delle nostre cognizioni. La vita psichica e spirituale consiste dunque nella continua presentazione alla coscienza di immagini le quali producono sentimenti, affetti, desideri e volontà che, da più particolari, divengono poi universali, fino a diventare idee modello. Tale processo deve necessariamente avvenire in maniera ordinata, solo in questo modo la crescita intellettuale e morale dell’individuo sarà infatti ben organizzata. 

Herbart propone a tal proposito un metodo educativo all’interno del quale individua tre condizioni operative: il governo; la disciplina; l’istruzione. Innanzitutto è necessario l’ottenimento di un ambiente ben organizzato, dotato di un ordine etico reso tramite l’impiego di premi e castighi (base della disciplina). Herbart prevede inoltre una serie di prescrizioni didattiche destinate agli insegnanti: la chiarezza; l’associazione; l’ordine sistematico; il metodo. L’insegnante deve innanzitutto rendere chiare le idee dell’allievo così da favorire l’ordine delle rappresentazioni mentali. Il programma deve essere articolato sulla base dell’età del fanciullo e ogni lezione va necessariamente programmata. Il processo di associazione deve essere reso mediante adeguati esercizi che possono mettere in relazione le conoscenze acquisite dall’allievo così da fornirgli un ordine sistematico, tramite il quale egli potrà raggiungere il metodo stesso. 


PEDAGOGIA: verifica a pagina 243

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  1. In campo pedagogico Johann Paul Friederich Richter fu influenzato soprattutto da Frederic Schiller. 
  2. Nel saggio Levana (1807), Richter sostiene che l’educazione si impartisce creando situazioni di apprendimento favorevoli.
  3. Jean-Marie Gaspard Itard era un medico che si dedicava allo studio dell’infanzia con disabilità.
  4. Victor, il “selvaggio dell’Aveyron”, era un ragazzo cresciuto da solo nei boschi della Francia meridionale.
  5. Itard riteneva che Victor fosse affetto da un grave ritardo evolutivo.

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Astrazione: è il procedimento mediante il quale si ottengono concetti generali attraverso il contributo di più elementi particolari.

Cicisbeo: era un accompagnatore e talvolta amante legalizzato con il quale le donne di estrazione sociale medio alta uscivano di casa nel corso del ‘700. 

Educandato: sono i collegi femminili aggregati ai monasteri.



LUOGO 

DURATA PERCORSO 

INGRESSO

INSEGNAMENTO 

LINGUA 

CONTENUTI 

ISTRUZIONE FEMMINILE 

Convento o Educandato

Massimo due anni

Qualsiasi momento dell’anno scolastico

In prevalenza svolgimento di attività pratiche

Prevalenza del volgare sul latino

Geografia, storia, lavori domestici, ricamo; eventualmente musica, danza, disegno

ISTRUZIONE MASCHILE 

Collegio

Quattro-sette anni

Inizio dell’anno scolastico

Attività teoretiche e formalizzate

Latino

Curriculum disciplinare prestabilito


C Dagli studi di Jean-Marie Gaspard Itard emerse una concezione dell’essere umano molto più complessa di quanto buona parte della tradizione settecentesca avesse sospettato.

A Se privato delle relazioni affettive e formative fondamentali durante l’infanzia, l’uomo è e rimane un animale incompiuto, incapace di esprimere le proprie potenzialità cognitive, riconducibili in prima istanza anche all’uso del linguaggio.

B Non è infatti possibile vagheggiare (cioè desiderare in modo idealistico e astratto) un ritorno allo stato di natura, né immaginare la condizione dell’umano in un simile Stato, perché l’uomo non è un ente solo ed esclusivamente naturale. 

E Ciò fa rilevare il ruolo determinante dell’educazione e della formazione degli esseri umani, che porta a compimento ciò che la natura ha predisposto e che da sola non può interamente realizzare. 

D L’uomo, così come lo intendiamo, risulta invece da un complesso intreccio di fattori biologici e culturali.

PEDAGOGIA: la condizione della donna tra Seicento e Settecento


 Tra Seicento e Settecento si registra una crescente attenzione all’educazione femminile oltre ad una rivalutazione della figura della donna. Il luogo per eccellenza in cui avveniva l’educazione era la famiglia e in particolare spettava alla madre la buona formazione della figlia. Nelle famiglie povere, alle ragazze venivano insegnate competenze quali la cura della casa, il senso del risparmio, l’allevamento degli animali domestici e la cura dell’orto. 

Per quanto riguarda le ragazze più ricche, esse disponevano invece di governanti e precettori e potevano poi accedere all’istruzione superiore. Quest’ultima veniva impartita all’interno di educandati e collegi con modalità e organizzazione di funzionamento differente rispetto a quelli frequentati dai maschi: a variare erano soprattutto la durata del percorso scolastico e le modalità d’ingresso. Per le ragazze era previsto un percorso dalla durata di massima di due anni, mentre per i maschi una frequentazione che poteva variare tra i quattro e i sette. Le materie più importanti erano quelle legate ai lavori domestici e al ricamo e le ragazze potevano entrare all’interno dell’educandato in qualsiasi momento. 

Nel corso del Settecento si verificò in tutta Europa un acceso dibattito sulla donna, stavano infatti cambiando alcune consuetudini sociali: le donne di estrazione sociale medio alta uscivano di casa, leggevano romanzi e giornali, studiavano e avevano la possibilità di laurearsi. Rimaneva però una visione della donna alquanto pessimistica, che la identificava come la figura sorgente del peccato. A diffondersi nell’Europa dei lumi furono soprattutto le teorie roussoniane: Russeau aderiva ad una visione gerarchica del rapporto uomo donna e riteneva necessario evitare un eccesso di istruzione per quest’ultima, per la quale preferiva infatti un’educazione domestica, sostenendo come il vero educatore della donna fosse il marito, il quale doveva trasmettere alla compagna tutto ciò che aveva appreso in società. 

I reali cambiamenti arrivarono con l’avvento della rivoluzione francese, periodo durante il quale le donne iniziarono ad occuparsi anche di politica diventando cittadine istruite che rappresentavano un bene per la collettività e quindi necessarie a servire al meglio la propria patria.

PEDAGOGIA: Celestin Freinet

  Celestin Freinet pensa ad una “nuova società” e ad un “nuovo uomo”. Questa immagine si basa sulla valorizzazione delle risorse personali d...