giovedì 26 novembre 2020

PEDAGOGIA: domande pag.295-298-302

 295 

  • Le motivazioni alla base del nuovo sentimento dell’infanzia sono diverse: innanzitutto viene rivalutata come un’età in cui il soggetto è in grado di vedere il mondo ingenuamente, da crescere attraverso la dimensione affettiva e da correggere in modo non severo. Inoltre fu particolarmente rilevante l’interesse del mondo della medicina relativamente a nuove pratiche educative e alla maggiore attenzione alla crescita fisica e alle condizioni igieniche.
  • La situazione dei ceti popolari all’inizio del XIX secolo era al limite della sopravvivenza: i bambini erano vittime di fenomeni quali l’accattonaggio e il vagabondaggio poiché spesso venivano abbandonati da piccoli a causa dell’estrema povertà delle famiglie. Inoltre spesso toccava i figli più grandi accudire i fratelli più piccoli in quanto con la prima industria comparve il fenomeno del lavoro femminile extra casalingo.
  • Con la nascita della città industriale si verificò il fenomeno del lavoro femminile extra casalingo, per il quale toccava ai figli più grandi accudire i fratelli più piccoli. Inoltre molto spesso i bambini venivano inseriti nelle fabbriche, diventando vittime dello sfruttamento economico.

298 

  • Robert Owen era un industriale filantropo, il quale aprì una classe per i più piccoli nella sua manifattura in Scozia, nella quale insegnava i rudimenti del sapere, storia naturale e geografia, inserendo nel programma anche marce, danze e canti.
  • A Parigi si registrarono le iniziative di madame de pastoret e di vari altri baroni tra cui Jean-Marie Denys Cochin, autore di un importante testo di pedagogia infantile. Essi si spesero per la realizzazione di attività più adatte all’infanzia tra cui marce, esercizi ginnici e lavori manuali.
  • Aporti si preoccupò soprattutto della formazione precoce dei bambini più piccoli, suggerendo di creare un’anticipazione della scuola elementare destinata ai bambini tra i due e i sei anni, mirando al loro sviluppo intellettuale, morale e fisico. Egli poneva inoltre particolare attenzione sull’impiego appropriato della lingua oltre che sulla pulizia e la cura del corpo e dell’alimentazione degli alunni.
  • Il successo dell’aportismo fu dovuto soprattutto al fatto che un’apposita istituzione educativa per l’infanzia risultava a quel tempo fortemente innovativa.

302 

  • Secondo Froebel l’educazione è la conoscenza della natura ed è dunque strettamente collegata ad essa: egli basò la sua proposta di educazione infantile nei termini di un “giardino”; egli sosteneva come i bambini crescano come giovani piante a cui è necessario dedicare del tempo così che possano svilupparsi al meglio.
  • Froebel si ispirò all’educazione naturale di Rousseau elaborando una metafora di genere naturalistico relativamente alla sua proposta di educazione infantile nei termini di un giardino. Il bambino è dunque visto come una pianta che va cresciuta nella consapevolezza del suo sviluppo singolo. L’ispirazione che trasse invece da Pestalozzi, deriva dal suo periodo vissuto come assistente di quest’ultimo, che lo influenzò anche nella scrittura del suo saggio “Progetto di un piano per fondare e realizzare un giardino d’infanzia”, in cui forniva indicazioni pratiche oltre per l’educazione oltre ad esaltare l’opera educativa della donna e l’amore per i bambini.
  • Froebel concepiva il gioco come il baricentro dell’educazione infantile. Su questa base sviluppò l’idea degli “doni” ossia giocattoli dotati di potere simbolico che facevano intuire al bambino le leggi che regolavano il mondo. I doni erano pensati secondo una logica sequenziale: il primo era una palla elastica, il secondo una sfera e un cubo di legno, il terzo era un cubo diviso in otto piccoli cubi e il quarto era un cubo distribuito in tavolette di lunghezza diversa e via dicendo con altri oggetti. Tramite questi giocattoli il bambino era in grado di “vedere dentro” degli oggetti, manipolando gli stessi.
  • Il progetto educativo di Froebel ebbe inizialmente una scarsa fortuna in quanto appariva troppo innovativo se non addirittura rivoluzionario.

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