giovedì 18 febbraio 2021

SOCIOLOGIA: l’antiglobalismo


 L’intensificarsi e il modificarsi delle relazioni sociali, ha portato però anche un senso di insicurezza e di perdita dei punti di riferimento che davano stabilità al mondo sociale del passato. Con l’indebolimento degli Stati nazionali, molte culture locali hanno riacquistato forza e autonomia e, trovandosi esposte di continuo al bombardamento di informazioni, hanno sentito la necessità di trovare delle conferme e dei rinforzi in ambienti sociali definiti familiari, così da poter definire un proprio senso di appartenenza ad una comunità. Parallelamente è cresciuto anche il movimento cosiddetto “no global“ che si batte contro la globalizzazione, o almeno contro le modalità tramite cui essa si sta diffondendo. Il movimento no global sostiene infatti come procedendo in questa maniera, si finirà per concentrare ancora di più il potere e il benessere nelle mani di una piccolissima porzione della popolazione mondiale che già li possiede: le classi agiate dei paesi industrializzati. Il movimento no global è riuscito a trovare delle forme d’azione efficaci, seppur violente, che trovano esempio, per citarne uno, nella riunione del G8 a Genova nel 2001. I no global non sono riusciti a modificare la tendenza alla globalizzazione, già esageratamente avviata, ma sono stati in grado di portare avanti il problema delle differenze tra mondo povero e mondo ricco e la necessità di guidare la globalizzazione verso scenari più equi. 

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