venerdì 6 novembre 2020

PEDAGOGIA: la condizione della donna tra Seicento e Settecento


 Tra Seicento e Settecento si registra una crescente attenzione all’educazione femminile oltre ad una rivalutazione della figura della donna. Il luogo per eccellenza in cui avveniva l’educazione era la famiglia e in particolare spettava alla madre la buona formazione della figlia. Nelle famiglie povere, alle ragazze venivano insegnate competenze quali la cura della casa, il senso del risparmio, l’allevamento degli animali domestici e la cura dell’orto. 

Per quanto riguarda le ragazze più ricche, esse disponevano invece di governanti e precettori e potevano poi accedere all’istruzione superiore. Quest’ultima veniva impartita all’interno di educandati e collegi con modalità e organizzazione di funzionamento differente rispetto a quelli frequentati dai maschi: a variare erano soprattutto la durata del percorso scolastico e le modalità d’ingresso. Per le ragazze era previsto un percorso dalla durata di massima di due anni, mentre per i maschi una frequentazione che poteva variare tra i quattro e i sette. Le materie più importanti erano quelle legate ai lavori domestici e al ricamo e le ragazze potevano entrare all’interno dell’educandato in qualsiasi momento. 

Nel corso del Settecento si verificò in tutta Europa un acceso dibattito sulla donna, stavano infatti cambiando alcune consuetudini sociali: le donne di estrazione sociale medio alta uscivano di casa, leggevano romanzi e giornali, studiavano e avevano la possibilità di laurearsi. Rimaneva però una visione della donna alquanto pessimistica, che la identificava come la figura sorgente del peccato. A diffondersi nell’Europa dei lumi furono soprattutto le teorie roussoniane: Russeau aderiva ad una visione gerarchica del rapporto uomo donna e riteneva necessario evitare un eccesso di istruzione per quest’ultima, per la quale preferiva infatti un’educazione domestica, sostenendo come il vero educatore della donna fosse il marito, il quale doveva trasmettere alla compagna tutto ciò che aveva appreso in società. 

I reali cambiamenti arrivarono con l’avvento della rivoluzione francese, periodo durante il quale le donne iniziarono ad occuparsi anche di politica diventando cittadine istruite che rappresentavano un bene per la collettività e quindi necessarie a servire al meglio la propria patria.

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