venerdì 28 maggio 2021

SOCIOLOGIA: welfare state


 A partire dall’età moderna, quindi dal XVIII secolo, gli abitanti dell’Inghilterra vengono per la prima volta riconosciuti come cittadini, ai quali spettano di conseguenza i cosiddetti “diritti civili”. Ognuno, per il solo fatto di esistere in quanto cittadino, merita il diritto a condurre una vita dignitosa. È proprio questo uno dei principi su cui si regge il modello base degli Stati occidentali. A partire da il XIX e il XX secolo, la cittadinanza si è poi ampliata fino a includere anche i diritti politici. 

L’insieme di tutti gli interventi pubblici attraverso cui lo Stato mira ad attuare i diritti sociali dell’individuo viene denominato Welfare State, che letteralmente significa “stato di benessere” o “Stato sociale”. Si tratta di un tipo di Stato che si fa carico del benessere dei suoi cittadini, garantendo loro gli standard minimi di vita rispetto al reddito, alla salute, all’abitazione, all’educazione e si propone di tutelare tutti i momenti della vita più critici, come l’infanzia, la maternità e la vecchiaia.

Le prime leggi sulla previdenza e assistenza pubblica vennero emanate tra il 1883 e il 1889 in Germania, dal cancelliere Bismark. Bismark istituì delle assicurazioni sociali obbligatorie, corrispondenti all’obbligo per il lavoratore e l’imprenditore di versare allo Stato una quota del proprio salario in cambio di indennizzi monetari, nel caso di eventi ritenuti critici. L’intervento di Bismark modificò la concezione dello Stato, per la prima volta infatti, si ritenne che lo Stato dovesse intervenire in difesa del benessere dei propri cittadini. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, questa logica si estese a tutti gli altri paesi europei.  Ciò avvenne anzitutto in Inghilterra, uno dei paesi a industrializzazione più avanzata. 

Precisamente la nascita del Welfare State si fa coincidere con la nascita del rapporto Beveridge, nel 1942, un documento redatto dall’economista William Beveridge. Questo rapporto trova azione con la creazione di un servizio medico nazionale gratuito per tutti cittadini e con l’adozione di altri provvedimenti sociali, tra i quali l’indennità di disoccupazione, e l’innalzamento delle pensioni. Ne derivò un aumento della spesa pubblica, finanziato da un aumento del prelievo fiscale.

Dal sistema di Welfare State nasce quindi una forma di redistribuzione delle risorse economiche dello Stato, che si assume il compito di prelevare una quota di ricchezza dai cittadini più agiati, redistribuendola ai più poveri.

Il modello di Welfare proposto dal rapporto Beveridge, si diffuse velocemente in tutti i paesi europei, per poi affermarsi anche in quelli esterni, come gli Stati Uniti o l’Australia e ad oggi è ritenuto un componente essenziale della società europea. 

Soprattutto negli anni Ottanta e Novanta però, il Welfare State è entrato in una fase di crisi piuttosto acuta. Le ragioni di tale crisi sono diverse:

  • Crisi di ordine finanziario: l’assistenza sociale e sanitaria iniziano a costare troppo;
  • Crisi di organizzazione: lo Stato non riesce a garantire servizi sufficienti ai cittadini;
  • Crisi di legittimità: l’opinione pubblica ritiene che non è più opportuno impiegare le risorse nel sistema del Welfare, ma piuttosto in altri interventi (la sicurezza pubblica, lo sviluppo economico, ecc...). 




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