domenica 27 dicembre 2020

PEDAGOGIA: educazione nazionale e Giuseppe Mazzini


 La formazione dell’Italia unita dovette fare i conti con diverse difficoltà, innanzitutto la diffusa ignoranza della popolazione, che non riusciva a capire che cosa volesse dire l’ “unità d’Italia“ e che percepiva l’obbligo scolastico come un’oppressione. “Fatta l’Italia“ occorreva “fare gli italiani“: questa celebre frase di Massimo d’Azeglio esplica la situazione italiana del periodo post unitario. Era necessario trasmettere al popolo i nuovi valori della società borghese e liberale, la società della modernità. Il primo a sottolineare il rapporto fra il problema nazionale e la diffusione della scuola e dell’educazione popolare fu Vincenzo Cuoco. Secondo Cuoco era necessario creare un sistema educativo aperto anche al popolo mediante una scuola rivolta non solo ai ceti benestanti, ma anche a quelli inferiori. Suggerì dunque una doppia organizzazione scolastica, infatti a sua detta “la mente dell’abitatore della campagna è diversa da quella dell’abitatore della città”, dunque anche i metodi di insegnamento devono necessariamente essere diversi. Cuoco  ha dunque saputo prospettare soluzioni concrete e coerenti con le esigenze del suo tempo, tenendo conto dell’effettivo contesto storico in cui si trovava a vivere. 

Anche Giuseppe Mazzini contribuì significativamente al rinnovamento politico dell’Italia, affiancando ad esso una questione sostanzialmente etica ed educativa: senza la formazione di un popolo consapevole risultava impossibile pensare al “Risorgimento” dell’Italia. Fu così che nel 1831 Giuseppe Mazzini fondò la Giovine Italia e in seguito la Giovine Europa, un’organizzazione con lo scopo di creare una generazione di giovani patrioti non soltanto cospiratori (come nel caso della Carboneria). 

Mazzini lega la passione politica, l’educazione del popolo e la formazione della coscienza personale all’interno di un unico sistema: centrale nella sua riflessione è il concetto di “pensiero e azione”, ossia una consuetudine alla solidarietà, al sacrificio personale e al sentimento del dovere. L’educazione del popolo doveva dunque essere finalizzata essenzialmente alla preparazione politica e alla partecipazione democratica di tutti gli individui alla vita dello Stato. I “doveri” dei cittadini dovevano essere basati sul rispetto dei principi su cui si basava la tradizione nazionale, dunque consistevano nella subordinazione volontaria del cittadino all’autorità dello Stato.  

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